In questa stagione invernale, che ci sta portando pioggia e neve e freddo quotidiani, ho rispolverato una lettura di qualche tempo fa... un libro che però si continua, giustamente, a vendere e ad apprezzare... da qui l'idea di emozionarmi e commuovermi di nuovo, in questo pomeriggio pigro e domenicale, scrivendo due righe su questo capolavoro...
Ho letto "Il Sogno del Lupo" qualche anno fa, incantata dalla narrazione di Ario Sciolari che mi faceva partecipe, ad ogni pagina, della sua avventura.
Tutto è cominciato in modo banale, quando il mio sguardo ha incrociato quello del lupo sulla copertina del libro... Amore a prima vista? Molto, molto di più. Credo di avere un legame magico che mi lega ai lupi, e "quel" lupo della copertina doveva essere mio, avevo bisogno di interiorizzarlo, di sapere chi era...
Così è cominciata la mia avventura tra i ghiacci, il mio assistere impotente allo sconforto di Ario, il suo trovarsi a meno 25 gradi con enormi problemi di sopravvivenza, la sua voglia di lasciar perdere, le sue preghiere. E con lui la silenziosa fondamentale presenza dei due angeli a quattro zampe, che gli hanno permesso di sopravvivere. Due fratelli lupi, Chinook e Mohawk, di cui il libro riporta fotografie e anche splendidi delicati disegni. Per Ario, sono diventati la sua famiglia in un momento difficile, nella condivisione di quel poco che in certi momenti la Natura offriva loro... e la scoperta di una fedeltà a 360 gradi, dura da trovare fra gli umani.
Si trova molto materiale su Ario Sciolari: video su You Tube, uno in particolare con la canzone che gli ha dedicato Roberto Vecchioni, e che tanto magistralmente parla di questa vicenda, recensioni del libro a non finire.
Inoltre, Ario ha un sito ufficiale, "Back to the Mother", "Ritorno alla Terra", che vi consiglio di visitare. C'è da perdersi, nelle parole stesse di Ario e soprattutto nella sua semplicità, che gli fa dire di essere una guida alpina. Credo che lui sia molto molto di più, e che la sua grandezza sia direttamente proporzionale alla sua semplicità.
Si legge sulla Home Page: "Ritorno alla Terra... ritorno ad un mondo non più basato sul dover conquistare, sulla filosofia del No Limits Man, bensì su quella dell'ascolto, del ritrovare il legame perso con le nostre radici". Uno dei motivi, fra gli altri mille, per il quale vi consiglio questo libro. Un viaggio tra i ghiacci ma anche dentro se stessi.
Ivetta Bono
Sono una guida alpina, ma amo anche gli spazi.
Spazi bianchi che mi portano la corsa indisturbata
del vento, spazi di boschi senza fine che mi
sussurrano di un'energia sconosciuta e
primordiale, quella della Madre Terra.
Spazi che nascondono montagne remote,
quasi senza nome, non "alla moda" per
intenderci, ove ciò che conta è trovarmi
lì, è esserci, respirare; ritrovare la mia affinità
con la grande wilderness, quindi, con me stesso.
Da questo è nato il motto "Back to the Mother":
ritorno alla Madre Terra, ritorno ad un modo di
andare per monti (ma no solo!!) non più basato
sul dover "conquistare", sulla "filosofia No Limits
Man", bensì su quella dell'ascolto, del ritrovare il
legame perso con le nostre radici.
Un invito alla semplicità dunque.
“Back to the Mother” accompagna ormai da tempo ogni mia nuova traversata o ascensione in luoghi remoti (odio definirle imprese, tantomeno spedizioni…) ma diviene, prima di tutto, intento principale del mio essere guida, del mio portare in giro le persone, sia che si tratti di una gita tra i boschi delle Dolomiti, ove abito, sia che ci si trovi tra le nevi del Grande Nord
Roberto Vecchioni - Polo Sud
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