Questa la definizione che Wikipedia da' a Shari‘a arabo: شريعة, sharī‘a : un termine generico utilizzato nel senso di “legge” che indica due diverse dimensioni, una metafisica ed una pragmatica.
Nel significato metafisico, la sharī’a, è la Legge di Dio e, in quanto tale, non può essere conosciuta dagli uomini.
In questo senso, il fiqh, la scienza giurisprudenziale, rappresenta lo sforzo esercitato per individuare la Legge di Dio, e quindi la letteratura legale prodotta dai giuristi (faqīh, pl. fuqahā’) costituisce opera di fiqh, non di sharī’a.
Fonti della legge islamica sono generalmente considerate il Corano, la Sunna (ovvero gli hadith del Profeta), il consenso dei dotti (ijmā') e l'analogia giuridica (qiyās), la sharī'a accetta solo le prime due fonti in quanto divinamente prodotte o ispirate.
Secondo gli ‘ulamā’ la Shari‘a consentirebbe la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto di un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah (da parte di persone di qualunque fede) e apostasia (ridda) ciò nonostante viene invocata regolarmente per giustificare i casi di condanna a morte per omosessualità in stati come l'Iran, la Nigeria o l'Arabia Saudita.
Nel significato metafisico, la sharī’a, è la Legge di Dio e, in quanto tale, non può essere conosciuta dagli uomini.
In questo senso, il fiqh, la scienza giurisprudenziale, rappresenta lo sforzo esercitato per individuare la Legge di Dio, e quindi la letteratura legale prodotta dai giuristi (faqīh, pl. fuqahā’) costituisce opera di fiqh, non di sharī’a.
Fonti della legge islamica sono generalmente considerate il Corano, la Sunna (ovvero gli hadith del Profeta), il consenso dei dotti (ijmā') e l'analogia giuridica (qiyās), la sharī'a accetta solo le prime due fonti in quanto divinamente prodotte o ispirate.
Secondo gli ‘ulamā’ la Shari‘a consentirebbe la pena di morte in quattro casi: omicidio ingiusto di un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah (da parte di persone di qualunque fede) e apostasia (ridda) ciò nonostante viene invocata regolarmente per giustificare i casi di condanna a morte per omosessualità in stati come l'Iran, la Nigeria o l'Arabia Saudita.
"Italian Sharia" è l'ultimo libro di Paolo Grugni, pubblicato da Perdisa. Non ha nulla del polpettone romantico, del saggio socio-politico del divo... pardon, del giornalista televisivo di turno, o del giallo dell'autore famoso, eventualmente coadiuvato da qualche geniale studente universitario d'oltreoceano. E' sui generis, direi; una sorta di pamphlet, un urlo, uno squarcio, una denuncia dello Schifo. Si' signori, dello Schifo; totale, che non vede vie d'uscita. Della melma in cui la nostra nazione (?) si trova, dell'incertezza e del marcio in cui si sprofonda ogni volta che si esce di casa... anzi, non è necessario uscire di casa; è il marcio che ti viene a trovare, in casa... nel proprio focolare domestico si viene visitati, violentati e danneggiati senza che nessuno chieda permesso, come capita allo stesso protagonista. E se ci si reca al commissariato di zona... ci si ritrova seduti su una panchina traballante, in sala d'attesa... perchè le forze dell'ordine lavorano con quello che hanno... incluse le panche traballanti delle sale d'aspetto. Già. E chi ben comincia...
La trama è improbabile; un signore caratterialmente polemico, diremmo della "medio-piccola borghesia" (esiste ancora?), che tra le sue caratteristiche annovera quella di essere sensibile alla vista del grande amore giovanile, si ritrova per puro caso coinvolto in una faccenda che, dall'Italia, lo porta in Marocco, lontano dalla moglie radiologa (a caso... una donna che esamina con cura ciò che c'è di anomalo nei corpi malati...), armato di t-shirt dei Pink Floyd al posto del giubbotto anti-proiettile e tanta buona volontà, con l'intenzione di riportare in Italia una ragazza condannata dalla sharia, come la sorella già uccisa in Italia. Improbabile perchè solo un sognatore romantico, Shelley nei suoi viaggi, forse?, potrebbe avventurarsi in una simile spirale di incertezze. Non so se, obiettivamente, si troverebbe in tutta Italia (direi Europa e oltreoceano) un solo uomo disposto a ciò.
Ma se il protagonista può risultare troppo eroe, troppo romantico e a tratti troppo fortunato (ha intorno amici "veri" che gli salvano la vita, ha la possibilità di buttare via 5000 euro ed un cellulare per portare a termine la sua missione di guerriglia umanitaria), la realtà in cui vive, sia italiana che marocchina, è così reale da trasmettere un senso di inquietudine totale anche al lettore più ottimista e più smaliziato.
L'incertezza infatti, totale e dolorosa, pervade ogni riga di ogni pagina di questo romanzo denuncia: la visione di una società caotica, fuori controllo, multietnica ma nella confusione più totale... senza possibilità di integrazione civile, perchè l'inciviltà dell'assetto sociale italiano va solo ad assommarsi a ciò che di incivile portano gli immigrati. Non può neppure ipotizzare la visione di civiltà diverse che si incontrano e mettono nello stesso piatto quanto di meglio c'è, come sarebbe opportuno ed auspicabile. Si può solo camminare su un'immensa palude che traballa appoggiando incautamente su corruzione, sporcizia, cibo cinese avariato che viene espulso con fatica, visi femminili sfigurati e burocrazia ottusa e corrotta... tutto insieme, in un gigantesco girone infernale dove noi, tutti noi, veniamo cotti a fuoco lento.
Le frasi dei dialoghi non hanno quasi mai il punto finale. Come si può dare un punto a tutto ciò? A questo marasma di "equilibrio sopra la follia"? Tanto, dice l'autore, "le parole anche se si stringono continuano ad avere freddo". Esatto. Un girone infernale che ti lascia (ag)ghiacciato. Incentrato su una vicenda che ha a che fare con la sharia, ma che analizza il resto della nostra buona società: pedofilia, corruzione e lentezza della burocrazia, miopia delle istituzioni... avvelenamenti da Eternit, attentati messi a tacere, piccoli stranieri assoldati dalla malavita locale... insomma, ce n'è per tutti. Ce n'è per fermarsi a riflettere.
E poi acquistare una dose gigante di conegrina e cominciare a pulire. Con l'effetto sbiancante ottenuto sulla pelle di Michael Jackson, la cui paradossale morte (specchio della paradossale vita) fa da sfondo a tutta la vicenda.
La libertà si declina sempre al singolare, dice l'autore. Terribile, no?
Ivetta BONO
Altri libri pubblicati dall'autore: Let it be (Mondadori, 2004-Alacran, 2006) - Mondoserpente (Alacran, 2006-Giallo Mondadori, 2010) - Aiutami (Barbera, 2008).
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