Recensione del famoso critico d’arte Gian Paolo Serino su Il Giornale:
Un esordio narrativo che è un grido di dolore , una confessione lucida e consapevole dell’oggi trentenne Simone Di Maggio. Attraverso una scrittura tesa, a tratti commovente a tratti spietata come può essere la vita, Di Maggio racconta sotto forma di romanzo le conseguenze delle “attenzioni” ricevute quando era bambino. Una rielaborazione degli abusi subiti che diventa liberazione dall’ombra della pedofilia e insieme romanzo rivelazione di un raro talento di scrittura. Dal parco alla periferia torinese di un’infanzia violata, tra cigolii d’altalena, mamme che urlano di gioia, all’ombra del Falco, l’uomo che con carezze e apparenti dolcezze per anni vivrà nei “luoghi oscuri” della vita del protagonista. Un libro toccante: scritto come una partitura di violino tra gli spartiti imprevedibili della mostruosità umana.
PRIMA LETTURA
«Simone, perché piangi?». Alzo gli occhi, scosso dai singhiozzi, e quello che trovo è uno sguardo che conosco. Occhi chiari, un sorriso, una carezza.
«Ti hanno lasciato solo?». Ho i piedi inzuppati dentro gli scarponcini. «Vieni con me, andiamo a casa mia, la mamma arriva subito e noi l’aspettiamo qui vicino…».
Sposto il peso da un piede all’altro, mi piace l’effetto a ventosa.
«…Torniamo dopo, dai vieni, dammi la mano». Il rumore di spugna che fanno i piedi dentro le scarpe bagnate…
Poi allunga la mano. Ha gli occhi belli e buoni:
è un signore grande, l’ho visto spesso al parco giochi, alto, con i capelli scuri un po’ lunghi.
Sta a pochi passi da me, e mamma dov’è? La mamma non c’è, e questo signore è un amico perché sa il mio nome, perché ora non sono più solo.
Allungo la mano, lui la stringe.
Non facciamo molta strada, abita vicinissimo a noi. Gli chiedo se ha un cane.
Mamma ha detto che me lo compra, un cane. Sono pochi passi.
Sull’altro marciapiede passa Luigi, quello dell’edicola, mi dà sempre le figurine ed è amico di papà.
Lo guardo, gli faccio la linguaccia, lui mi vede, si ferma, sta per avvicinarsi, poi si ferma di nuovo e dopo si gira dall’altra parte, va dritto e non mi saluta.
Mamma me lo dice sempre di non fare le smorfie alla gente.
Ho fame. Non lo dico ma ho fame, mentre lui infila la chiave nella serratura del grosso portone di ferro. Ho fame di Tegolino… Lui si guarda intorno e mi tira in fretta dentro l’androne.
L’ascensore si chiude e poi si riapre, e ci troviamo di fronte a una porta. La ricordo bene.
Molto vecchia e rovinata, marrone chiaro.
«Ho fame…», stavolta lo dico a voce alta, e le mie parole rimbombano nel silenzio del pianerottolo. Lui non mi risponde, armeggia in fretta con la porta, apre e mi dice di entrare. «Dai che ti do qualcosa di buono da mangiare».
Da quel momento divento Simone. Il bambino non esiste più.
Le The Angels hanno avuto l'autorizzazione da Simone DI MAGGIO per tutta la documentazione contenuta nel post.
Ci siamo prese a cuore questo tema in quanto, l'autore del libro, cioè Simone, è un nostro amico e, la sua drammatica storia ci ha toccate e coinvolte in maniera particolare. Oltretutto, Simone è un cittadino grugliaschese e dunque molto vicino alla nostra città.
Il libro non vuole essere un'accusa contro il Governo e le Istituzioni ma portare a conoscenza dei cittadini l'esistenza del problema. Quindi un aiuto a tutti coloro che hanno subito questo genere di violenza oppure continuano a subirla passivamente senza avere il coraggio di denunciare. Il problema esite e va affrontato.
Socialmente molto impegnate, eccezzionale questo sevizio, meritate la citazione da parte di chi gestisce i sevizi sociali a Collegno
RispondiEliminaGRAZIE ANERDI MA IL MERITO è DI CHI DENUNCIA....FACCIO PRESENTE CHE SIMONE IL RICAVATO DEL LIBRO LO DA' IN BENEFICENZA..
RispondiEliminaMONICA CORCIULO(THE ANGELS)