lunedì 9 novembre 2009

AVEVO SEI ANNI E MEZZO




Le The Angels vi propongono la terza ed ultima parte di un assaggio del coinvolgente libro scritto da Simone DI MAGGIO.
Riproponiamo la bellissima copertina del libro e, la descrizione fatta dalla Fazi editore.


Di fronte al portone, suono schiacciando forte il pulsante del citofono. Mi volto e saluto con la mano Flavio e sua mamma, che mi fanno ciao e se ne vanno. Forse pensano che qualcuno  mi   abbia  aperto.  Citofono di nuovo, schiacciando più forte, una, due volte…
Non c’è nessuno a casa, e nessuno in strada.
Mi guardo intorno, ho sei anni e mezzo, e ho paura.


Un parco alla periferia di Torino, uno spiazzo un po’ brullo riecheggiante di grida gioiose, di cigolii d’altalena, di mamme che chiamano ad alta voce i loro figli. Ma anche un terreno di caccia, per qualcuno che se ne sta tranquillo su una panchina a osservare quel che succede intorno a lui, in attesa del momento buono. Per alzarsi, avvicinarsi, magari regalare due parole dolci, o per fare una carezza. Qualcuno che il protagonista di questa scioccante vicenda realmente accaduta chiama il Falco. Se questa storia è stata scritta, è perché il bambino di allora è cresciuto, ma il Falco è rimasto a lungo con lui, come un dolore sotto pelle, un disagio quotidiano durante gli anni della crescita, per manifestarsi in pensieri neri e incontrollabili, attacchi di panico improvvisi, mentre l’adolescenza sembrava scorrere normale come quella di molti suoi coetanei. Per Simone, la rielaborazione interiore degli abusi subiti e il recupero della propria infanzia e della propria vita segnano un percorso di dolore e coraggio che passa attraverso la psicoterapia e l’ipnosi, finché ogni cosa non viene riportata a galla, per poter essere finalmente gettata lontano. Quel che resta, alla fine di questo viaggio, è una confessione lucida e consapevole.
Dopo il parco giochi, dopo il Falco, Simone ha riscritto la sua storia e finalmente ha ritrovato la sua vita.


Parte del ricavato di questo libro sarà devoluto a La Caramella Buona onlus, associazione da anni in prima linea nella lotta contro la pedofilia e la violenza sui minori.


TERZA LETTURA
Nella camera ardente, tra parenti singhiozzanti e facce forzatamente tristi che nemmeno riconosco,mi avvicino alla bara e infilo nel taschino del vestito che è stato fatto indossare a mia nonna la scatolina con i miei ansiolitici e un foglietto ben piegato, con le parole che ho scritto per salutarla.
E dirle grazie, «per avermi aiutato a tenermi stretti i miei sogni».
C’è una poesia, una preghiera. Ci sono parole scavate sulla lapide della tomba di mia nonna, e scuoto la testa pensando alla loro incapacità di afferrare davvero il vuoto e la solitudine e il dolore che provo. Cose pericolose, il dolore e la solitudine. Cose estremamente retoriche, anche. Quindi ora, Valeria amore mio, Valeria che mi hai salvato, che ogni giorno mi salvi, cosa vuoi che ti dica di più? Che vuoi che tiri fuori da me, per toglierti di dosso questa sensazione di distanza e silenzio freddo? Non ti basta questo, che ti amo, che ti dico che ti amo? Di più non posso dirti. Sai, lei faceva il tifo per te, Vale. Perché mi voleva bene, e aveva già capito tutto, secondo me. Quello che sono, quello che sarei potuto essere – più forte e più felice, certo – e perché le cose sono andate come sono andate. Ma lei ti aveva visto, qualche volta, ti conosceva nel modo in cui gli anziani dicono di conoscere le persone e le cose, in questo magari un po’ presuntuosi. Com’era lei. Che però aveva capito o indovinato la mia ferita; aveva capito o indovinato me, e te, e ciò che di splendido potevamo diventare insieme, e che ora siamo. Insieme. Quindi adesso afferro le tue mani, Vale. Le mani con cui mi picchi, che batti contro il mio petto, con le lacrime agli occhi, come a scardinare una porta blindata che non si apre. Così dici: che sono come una stanza chiusa da una porta blindata che non puoi aprire. Non sempre, ma a volte hai l’impressione che faccia di tutto per sfuggirti, per ripararmi dietro quella porta… Ti distraggo, ti faccio ridere, ti prendo per mano e ti accompagno in tutte le stanze che si aprono dentro di me, ma ce n’è sempre una che resta chiusa, inaccessibile. E allora ti dico amore mio, è meglio così, in quella stanza non ci entro più nemmeno io, credimi: ché dentro c’è un odore acre, e brutte fotografie appese ai muri, e un rubinetto arrugginito che non gira bene, e un sacco di cose che è meglio tenere lì, in silenzio, con la luce spenta.
Ora baciami, non piangere, abbracciami, baciami, aspettami. Devo prenderla Vale, è solo una pastiglia, una sola, devo… per spegnere la luce in quella stanza. Tu vieni qui, dammi le tue mani.


Qui di seguito vi proponiamo un commento al libro di Simone di MAGGIO, trovato per caso, girando i siti, dove per correttezza, nei confronti di Simone, leveremo solamente i titoli dei libri scritti dalla signora Lucia. 




ciao.. Simone.. non so che dire… non so neanche se arriverai a leggere questo messaggio.. in un giorno qualunque della tua vita… in qualunque momento lo farai.. ti prego contattami.. non credere sia stupido.. non sono in cerca di niente.. se non di verità.. in una vita che Non so perchè .. e non lo so credimi… mi ha fatto fare.. il tuo stesso percorso.. al contrario… Ho scritto un libro anche io… un pò come il tuo.. o forse diverso.. diverso perchè ho scritto tutto d’un fiato, qualcosa che non avrei mai pensato di arrivare a scrivere… o di conoscere dentro di me… una realtà simile.. possibile.. possibile che non ricordo nulla con gli occhi.. eppure ho descritto scene di dolore profonde che non so neanche io da dove ho tirato fuori.. volevo solo farti una domanda….chiederti un consiglio… io… vorrei sapere… … se vuoi sapere qualcosa di più di me.. forse.. vorrei poter avere un tuo giudizio… vorrei TU… TU .. leggessi il mio libro.. Ho letto il tuo.. e non riuscivo ad andare avanti.. come quando ho scritto il mio.. volevo scanzare gli occhi.. volevo nascondermi come nella pancia della mia mamma…non ho abbandonato dal mio viso la smorfia di “schifo” e perdonami.. non era riferito affatto alla tua scrittura tutt’altro… ma ad uno stronzo di uomo… non voglio ferirti e se non vuoi parlare di questo.. ti capisco.. hai già sofferto tanto…

un caldo abbraccio Simone!


... un altro paio di commenti... per farvi capire le emozioni che questo libro è capace di scatenare...
Settembre 7, 2008 at 9:31 pm
bellissimo libro, l’ho letto e ci sono delle parti di vera poesia, l’autore disegna le emozioni, spero non resti sconosciuto perchè merita davvero molto
Settembre 9, 2008 at 8:09 pm
concordo, ho pianto, l’ho riletto, ho pianto, l’ho riletto, ho pianto, l’ho riletto, è sicuramente il libro più emozionante e bello che abbia mai letto in vita mia…e ho 48 anni!!!

RINGRAZIAMO SIMONE DI MAGGIO PER AVERCI CONCESSO L'ONORE DI PUBBLICARE UN PEZZO DEL SUO LIBRO E UNA PARTE MOLTO INTIMA DELLA PROPRIA VITA, SUL NOSTRO UMILE BLOG.
GRAZIE SIMONE!
Le The Angels, vi lasciano alla lettura di questa poesia, dedicata a tutti i bambini vittime della pedofilia e, ritorneranno presto ad occuparsi di questa "drammatica" piaga!

Ai miei genitori

Sangue nel sangue
così hai chiamato
la violenza
che hai fatto al mio
cuore
al mio corpo
ai miei sogni
alle mie speranze.
Orco notturno
accusatore ingiusto
dove hai sepolto
i fiori che ho raccolto
per te
e la canzone
che da bambina
ti ho dedicato?
E tu
Madre silenziosa
serva,
nemica,
come t'addormenti ogni sera
sapendo quel che
sai e non dici?
Che vale perdonarvi!?
Non c'è perdono
In terra
per chi umilia
la luce.
Con te, padre
ho perso Dio.
Quando tu
mi hai voluto guardare
non ho avuto più nulla
nessuna difesa
accanto a me.
Da sola ho guardato
il mondo.
Era freddo,ostile.
Ed il mio corpo era un peso
grave
da sopportare.
_________________________


Al risveglio ho trovato una lettera
ma non posso sapere che dice
non so leggere
e non voglio disturbare un sapiente dai libri:
ciò che c'è scritto forse
non lo saprebbe leggere.
la terrò sulla fronte
la terrò stretta al cuore
quando scende la notte
ed escono le stelle
la porterò sul grembo e resterò in silenzio
e me la leggeranno le foglie
che stormiscono
e ne farà un ruscello
col suo scorrer un canto
che a me ripeterà anche l'orsa del cielo
io non so trovare quello che cerco
o capire cosa dovrei imparare
ma so che questa lettera
che non ho letto
ha reso più lieve il mio fardello
e tutti i miei pensieri
ha mutato in canzoni.

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